“il grande vetro”
mostra personale
a cura di MARISA VESCOVO
Via Pietro Santarosa 7/a – Torino
dal 26 settembre 2008 al 17 ottobre 2008
Una sequenza di mondi fantastici e irreali; immagini complesse, nelle quali i significati si fondono e si compenetrano dando vita a paesaggi e oggetti perpetuamente mutevoli.
Le fotografie che compongono la nuova mostra di Silvano Costanzo sono una sfida alla capacità del nostro apparato visivo di cogliere e sintetizzare le molteplici prospettive attraverso le quali si esprime il mondo che ci circonda.
Lo sguardo di Silvano Costanzo coglie nei vetri urbani (vetrine, facciate di palazzi, finestrini di automobili, ecc.) l’attimo fuggente in cui gli interni e gli esterni, gli oggetti e i paesaggi, si ritrovano a coesistere sullo stesso piano.
Fissate dalla macchina fotografica, le immagini mostrano quanto sia profonda (ma anche sempre diversa) la nostra capacità di percezione.
IL "GRANDE VETRO" è una mostra sulla percezione e sui suoi misteriosi percorsi. Lo strumento attraverso il quale si svolge la ricerca, è uno degli elementi apparentemente più semplici, comuni e caratterizzanti della civiltà urbana contemporanea: il vetro. Anche se non ne abbiamo quasi più la consapevolezza, le nostre città ne sono letteralmente dominate. Vetrine, finestre, intere facciate di palazzi, manifesti, finestrini di automobili, sono ormai parte integrante e significativa del paesaggio in cui viviamo. Essi contribuiscono a moltiplicarne la complessità, creando nuovi e sempre diversi punti di vista, separandoli e fondendoli tra di loro, determinando così percezioni mutevoli e contrastanti.
Nella sua accezione più consueta, il vetro è inteso come un semplice elemento separante. E’ quel sottile diaframma che divide il dentro dal fuori. E’ un elemento neutro, senza valenze proprie, senza capacità apparente di incidere sulla nostra visione del mondo.
In realtà il vetro, attraverso la sua mutevole capacità di essere trasparente e riflettente, sottopone la nostra percezione retinica a un continuo cambiamento di prospettive. A seconda della messa a fuoco del nostro sguardo, grazie al vetro entriamo in comunicazione visiva con una serie infinita di micro mondi interni (le vetrine, le automobili) o con i mondi esterni (i palazzi, le chiese, i viali) che vi si riflettono.
La consuetudine (e le caratteristiche fisiche del nostro apparato visivo), ci inducono ad osservare in alternanza i mondi esterni e i mondi interni. O gli uni o gli altri. La nostra percezione esclude, di volta in volta, un mondo dall’altro. Questi mondi trovano la loro composizione (si ritrovano uniti, sullo stesso piano) solo per un attimo così fuggente che la percezione che noi ne abbiamo è quasi subliminale. Occorre uno strumento diverso dai nostri occhi per fermare quell’attimo fuggente. La macchina fotografica ha questa capacità.
Essa riesce ad eludere le caratteristiche separanti del vetro. Essa ne cancella le proprietà neutre. Essa trasforma il vetro nel punto d’incontro in cui mondo interno e mondo esterno si congiungono, in cui la scintilla si sprigiona.
Ma la macchina fotografica non si limita solo a questo. Cogliendo quell’attimo irripetibile di unione, essa crea un mondo nuovo, in cui il dentro e il fuori non solo coesistono, ma si fondono in una realtà “altra”.
Questa mostra ne è la riprova. Le immagini che essa propone, le storie che essa racconta, sono altrettante metafore del mutuo scambio che avviene quando “noi” e gli “altri” entriamo in contatto. Sono le metafore di incontri che, sempre, ci lasciano tracce inconsce. A volte indelebili.
Silvano Costanzo